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Seppuku



Seppuku

Seppuku ("taglia ventre") è un termine giapponese per indicare il riturale del suicidio obbligato o volontario, esclusivo dei samurai.


Questo era infatti il modo in cui i guerrieri evitavano la pena di morte, esprimevano cordoglio per un lutto o protestavano per un'ingiustizia.


Si eseguiva tramite un rituale rigidamente codificato che prevedeva un taglio al ventre da sinistra a destra per poi salire verso l'alto, il tutto mentre ci si trovava nella posizione detta "seiza", ossia in ginocchio e con le punte dei piedi rivolte all'indietro.


L'arma usata più spesso, soprattutto durante una battaglia, era il wakizashi, detto anche "guardiano dell'onore". Quest'arma aveva una lama più corta di quella della katana, ed era portata di diritto solo dai samurai.


Ci si trafiggeva il ventre in quanto si riteneva che fosse la sede dell'anima, e quindi il gesto aveva un significato simbolico che era quello di mostrare la propria essenza e il proprio onore.


Per preservare ancora di più l'onore del samurai, un fidato compagno, chiamato kaishakunin, previa promessa all'amico, decapitava il samurai appena egli si era inferto la ferita all'addome in modo che il dolore non gli sfigurasse il volto.


Con il nome di jigai il seppuku era previsto, nella tradizione della casta dei samurai, anche per le donne; in questo caso il taglio non avveniva al ventre bensì alla gola dopo essersi legate i piedi per non assumere posizioni scomposte durante l'agonia.



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