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Piramo e Tisbe



Piramo e Tisbe

La storia di Piramo e Tisbe è narrata nel quarto libro delle Metamorfosi di Ovidio, e racconta di due ragazzi cresciuti in case adiacenti e innamorati sin dall'infanzia.


Il loro amore era però osteggiato dalle rispettive famiglie, che arrivarono al punto da non permettere più ai due giovani di uscire di casa, sperando in questo modo di spegnere il loro amore.


Il sentimento è però più forte di ogni cosa, e Piramo e Tisbe, seppur chiusi nelle loro stanze, trovano il modo di comunicare attraverso una sottile fessura presente nel muro che divideva le due case.


Attraverso il muro, i due ragazzi si parlano ogni giorno, si raccontano le loro giornate, e inevitabilmente l'amore cresce ogni giorno di più.


Un giorno come tanti, tra una parola e l'altra, decidono che è arrivato il momento di vedersi, ed escogitano una fuga.


Si danno appuntamento nei pressi di un sepolcro, dandosi indicazione di attendersi al buio sotto un albero di gelso ai piedi della fonte lì vicina, per poi da quel punto fuggire verso un'altra città.


Tisbe è la prima a uscire di casa, di notte e col volto coperto, e ad arrivare al punto stabilito.


In vicinanza del gelso però scorge una leonessa con le fauci sporche di sangue avvicinarsi alla fonte. Sulle prime la ragazza cerca di farsi coraggio e restare lì, ma poi la paura prende il sopravvento e fugge via, lasciando però dietro il velo che le copriva il volto.


Velo che incuriosisce la belva feroce che lo straccia e ne macchia i resti col sangue che le sporcava il muso.


Nel frattempo anche Piramo è uscito di casa.


Arrivato al sepolcro non trova la ragazza, ma nota le impronte della leonessa e subito dopo scorge il velo strappato e insanguinato.


Piramo si dispera, dandosi la colpa sia di aver ideato il piano, sia di aver fatto tardi e non aver potuto difendere la sua amata.


Raccoglie quindi i resti del velo e, sotto il gelso che avrebbe dovuto simboleggiare la libertà, decide di togliersi la vita col coltello che portava al fianco. Il colpo violento al cuore fece sgorgare fiumi di sangue che andarono a coprire le fino ad allora candide bacche dell'albero.


Tisbe, dopo aver superato lo spavento, esce dal nascondiglio di fortuna e torna al sepolcro.


Nota subito che i frutti del gelso hanno cambiato colore, e se ne stupisce. Dopo pochissimi istanti trova il corpo agonizzante del suo amato, che riesce solo a darle un ultimo sorriso prima di esalare l'ultimo respiro.


La ragazza comprende il dramma appena accaduto, e si trafigge con la stessa arma che aveva spento la vita di Piramo.


La storia commosse i genitori dei ragazzi, che seppellirono i due ragazzi in un'unica urna sotto il gelso, ma mosse a compassione anche gli dèi, che da quel giorno diedero ai frutti dell'albero il caratteristico colore nero in segno di lutto.



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