Orfeo
- Alla scoperta del mito
- 13 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Figlio della musa Calliope e del re tracio Eagro, il ragazzo si distinse fin da subito per la sua voce melodiosa e per il suo immenso talento nella scrittura musicale.
Con la lira donatagli da Apollo, che lo elesse suo pupillo, scoprì di avere il dono di riuscire a calmare anche le bestie più feroci.
In giovane età partecipò alla spedizione degli Argonauti organizzata da Giasone per recuperare il mitico vello d'oro. Durante la spedizione Orfeo diede innumerevoli prove della forza invincibile della sua arte, salvando la truppa in molte occasioni, ad esempio superando la potenza ammaliante delle sirene.
Al suo ritorno in patria Orfeo conobbe la driade Euridice, i due si innamorarono e ben presto si sposarono.
La driade però era amata anche da Aristeo, un figlio di Apollo, che un giorno cercò di fare sua la donna, e questa, cercando di sfuggirgli, mise un piede su un serpente che la uccise col suo morso.
Con la morte di Euridice tutta la gioia scomparve dalla vita di Orfeo. Le sue canzoni erano ormai ridotte a melodie tristi e malinconiche.
Ormai lacerato dal dolore, Orfeo decise di rivolgersi a Zeus per chiedergli di riportare in vita la sua amata. Zeus gli rispose che non voleva immischiarsi nelle faccende degli Inferi e gli suggerì di recarsi da Ade.
Orfeo accettò il consiglio e, insieme con Ermes, si recò negli Inferi. Qui con la sua musica prima ammorbidì Caronte per farsi trasportare dall'altro lato dello Stige e poi addormentò Cerbero per oltrepassare il cancello che lo separava da Ade.
Il giovane si ritrovò quindi al cospetto del dio degli Inferi e di sua moglie Persefone. Qui iniziò a cantare una tristissima canzone che spiegava la sua condizione e l'intero mondo dei morti si commosse alle sue parole. Sisifo smise di far rotolare la sua pietra, le Furie smisero di punire le anime dannate, e addirittura Ade pianse una lacrima di ferro.
Persefone comandò che Euridice venisse portata al loro cospetto, e Ade acconsentì a liberare la ragazza dalla morte ponendo una sola condizione: durante il tragitto fino all'uscita del regno dei morti, Orfeo avrebbe dovuto precedere Euridice, e in nessun caso si sarebbe dovuto voltare indietro.
I due si misero in cammino ma proprio in prossimità dell'uscita, Orfeo, temendo che la moglie non lo stesse seguendo, si voltò, ed Euridice venne istantaneamente trascinata via.
Tornato sulla Terra, Orfeo espresse tutto il suo dolore con la musica.
Dopo sette mesi di pianto ininterrotto, e deciso a non amare mai più nessun altra donna, rifiutò l'invito di un gruppo di Baccanti che cercavano di trascinarlo in un'orgia dionisiaca. Il rifiuto fece infuriare le seguaci di Bacco, che quindi lo uccisero dilaniandolo, gettando poi i pezzi del corpo, insieme alla lira, nel fiume Evros.
La testa cadde proprio sulla lira e galleggiò, continuando a cantare soavemente. Zeus, toccato da questo evento commovente, prese la lira e la pose in cielo, formando una costellazione.
L'anima di Orfeo venne accolta nei Campi Elisi, dove finalmente poté riabbracciare Euridice.
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