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Leila - Il fantasma del teatro Carlo Felice


Leila teatro Carlo Felice

Siamo a Genova e il periodo è l'alto medioevo.

Dove oggi si trova piazza De Ferrari, sorgeva a quel tempo la basilica di Sant'Egidio, nei cui sotterranei i primi cristiani avevano scavato un lungo reticolo di catacombe sfruttando un più antico tempio dedicato al dio Mitra.

Alla fine del 1300 la basilica fu riconvertita, diventando chiesa e convento di San Domenico, e dal 1540 fu designata come sede cittadina della Santa Inquisizione.


Proprio lì, nel 1580, venne emessa una sentenza di stregoneria che vedeva protagonista la figlia sedicenne di un noto liutaio residente in vico del Filo.

La ragazza si chiamava Leila Carbone, ed era colpevole soltanto di essersi innamorata del nobile Camillo Negrone, che pure la ricambiava.

Tuttavia, la madre del ragazzo voleva per il figlio una moglie di più alto lignaggio, e la fece accusare di stregoneria.

Leila morì di stenti e sofferenze prima ancora di subire la tortura alla quale era stata condannata, e il suo corpo venne portato nelle catacombe, dove fu sepolto e dimenticato.


Con un salto temporale arriviamo al 1797, anno in cui le truppe di Napoleone invasero Genova distruggendo con spari e cannoni il complesso di San Domenico.


Anni dopo, in seguito al Congresso di Vienna del 1814, la Repubblica ligure fu annessa al Regno di Sardegna, e il governo di re Carlo Felice decise di costruire un sontuoso teatro dell'opera sulle rovine della chiesa di San Domenico.

Il teatro venne inaugurato il 7 aprile 1828 con l'opera "Bianca e Fernando" di Vincenzo Bellini.

La musica di quella sera però evidentemente destò dal sonno eterno il fantasma di Leila, che iniziò ad aggirarsi per il teatro vestita di un lungo sudario di velluto nero e portando con sé un lieve sentore di rosa.


La faccenda venne presto dimenticata, ma durante i bombardamenti che Genova subì nel corso della Seconda Guerra Mondiale, in molti giurarono di aver visto lo spettro abbracciato alla statua di marmo del Genio dell'Armonia, posta nel pronao del teatro, che fu effettivamente l'unica cosa a restare miracolosamente intatta mentre il resto del teatro venne avvolto dalle fiamme per ben due giorni.


La ricostruzione del teatro Carlo Felice prese il via solo il 7 aprile del 1987, 42 anni dopo i bombardamenti, e durante la costruzione furono in molti a a dire di aver incontrato una fanciulla pallida e vestita di nero che osservava interessata i lavori.


Il 18 ottobre 1991, mentre suonavano le note de "Il Trovatore" di Verdi, i più attenti riuscirono a udire che gli accordi del liuto furono volutamente prolungati, e qualcuno afferma anche di aver visto nel foyer una pallida fanciulla, scalza, e con una lunga veste di velluto scuro.

La ragazza pare abbia anche rivolto parola a uno spettatore dicendogli "Questa è, e sarà per sempre, casa mia", prima di svanire poi tra la folla.


Da quel momento, ma in realtà da circa 500 anni, Leila è diventata l'anima del teatro Carlo Felice di Genova.

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