Le fatiche di Eracle (12) - La cattura di Cerbero
- Alla scoperta del mito
- 13 apr
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Dopo aver affrontato undici imprese, alcune delle quali ritenute davvero impossibili, Eracle era ormai diventato un idolo della gente, che lo ringraziava per aver liberato il mondo da terribili creature e sciagure.
Il piano di Euristeo per eliminare il cugino aveva avuto il solo effetto di renderlo ancora più famoso e degno di gloria e onori.
Al re di Micene restava ora solo un compito da poter assegnare all'eroe, e di conseguenza questa era la sua ultima possibilità per liberarsi di lui.
Euristeo ordinò allora a Eracle di scendere nell'Ade e di catturare Cerbero, il cane a tre teste che aveva il compito di sorvegliare l'ingresso del mondo dei morti.
Prima di scendere nel regno dei morti, Eracle però dovette purificarsi al santuario di Eleusi, dove venne iniziato ai misteri Eleusini, che simulavano la morte e la resurrezione.
Solo dopo il compimento di questi riti, Eracle si recò presso Capo Tenaro, in Laconia, guidato da Atena ed Hermes, che lo aiutarono a scendere nell'Ade.
Dopo aver attraversato lo Stige grazie all'imbarcazione di Caronte, lungo il tragitto Eracle incontrò Teseo, che era stato imprigionato per aver tentato di rapire Persefone, e lo liberò, riportandolo al mondo dei vivi.
Incontrò poi lo spirito del defunto eroe Melagro, che gli narrò la bellezza della sorella Deianira, ed Eracle colpito dal racconto promise allo spirito che l'avrebbe sposata una volta uscito dall'oltretomba.
Giunto finalmente al cospetto di Ade, Eracle gli chiese il permesso di prendere in "prestito" Cerbero, giusto per il tempo che serviva per portarlo a Micene e poi riportarlo nel regno dei morti.
Ade acconsentì alla richiesta, ma pose come condizione che al cane non venisse fatto del male in alcun modo, e soprattutto che non venissero usate armi durante lo scontro.
Eracle accettò e si preparò all'incontro con Cerbero. Giunto dinanzi al cane infernale, l'eroe si accorse che non solo la bestia aveva tre teste, ma che la sua coda era in realtà un drago, e che dalla schiena gli spuntavano numerosi serpenti pronti a mordere.
Avendo già affrontato creature mostruose, Eracle non si perse d'animo e si gettò alla carica cercando di domare la bestia.
Con un balzo fu addosso a Cerbero e gli strinse il collo con le braccia possenti. I serpenti morsero più volte l'eroe, che però non lasciò la presa e strinse finché Cerbero, soffocato, non perse i sensi.
Con l'animale legato e incatenato, Eracle risalì al mondo dei vivi e si diresse a Micene, dove Euristeo già da tempo si era nascosto terrorizzato nella sua giara di bronzo. Dimostrato il successo dell'impresa, come promesso, l'eroe riportò il mastino al suo compito nell'Ade.
Eracle aveva finalmente compiuto le fatiche necessarie a placare l'ira di Era, e la sua anima era finalmente stata purificata.
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