Le fatiche di Eracle (1) - Il leone di Nemea
- Alla scoperta del mito
- 13 apr
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Convinto dall'Oracolo di Delfi a obbedire ai comandi del cugino Euristeo, Eracle si convinse che compiendo le imprese a cui pareva destinato, avrebbe ottenuto una reputazione tale da insidiare il trono del cugino.
Tornò quindi a Micene e si mise agli ordini del sovrano, che subito gli assegnò un compito a prima vista impossibile: avrebbe dovuto uccidere l'enorme leone che terrorizzava le foreste dell'Argolide.
La bestia aveva già decimato le mandrie della zona e, dopo aver ucciso un paio di persone, aveva iniziato a cacciare e minacciare anche gli esseri umani.
Tale era il terrore per la bestia che in quella zona era voce comune che il leone fosse un mostro figlio di Tifone ed Echidna, genitori di tantissime creature mostruose.
Si diceva inoltre che, data la natura divina, la sua pelle fosse invulnerabile alle normali armi.
Eracle si mise subito alla ricerca della creatura portando con sé arco e frecce, oltre che una enorme clava, e dopo aver passato qualche giorno nella foresta di Nemea, finalmente trovò delle tracce che lo portarono alla caverna nella quale si nascondeva il mostruoso felino.
Eracle entrò nella tana, e subito notò che era piena di ossa di animali e di teschi umani, e dopo pochi passi riuscì a sentire il respiro dell'animale provenire dal fondo della caverna.
Mettendosi al riparo in un posto con una buona visuale, Eracle preparò il suo arco e tirò una freccia diretta alla testa del leone. La freccia però non fece altro che rimbalzare sulla pelle dell'animale, che inevitabilmente si svegliò ed emise un terrificante ruggito, preparandosi ad attaccare l'intruso.
Eracle e il leone saltarono l'uno contro l'altro e la lotta iniziò.
L'eroe greco colpì ripetutamente alla testa l'animale con la clava, ma nonostante la tremenda forza degli impatti, il leone non pareva accusare i colpi.
Realizzando che le sue armi erano inutili, Eracle decise di combattere a mani nude. Riuscì, non con poche difficoltà, a cingere il collo della bestia con le sue grosse braccia e iniziò a soffocarla.
Il leone non riuscì a sopraffare l'esagerata forza di Eracle, e dopo qualche minuto esalò l'ultimo respiro.
Aiutandosi con gli artigli del leone, Eracle scuoiò la bestia, si mise addosso la pelliccia, e tornò a Micene.
Euristeo, vedendo il cugino vestito con la pelle della temibile creatura, ebbe paura per la sua vita e andò a nascondersi in un barile dal quale uscì solo dopo che gli venne assicurato che non gli sarebbe stato fatto del male.
E così Eracle compì la sua prima fatica.
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