Le Argonautiche (4) - Gli Argonauti accolti dai Dolioni
- Alla scoperta del mito
- 10 apr
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Dopo aver navigato attraverso acque sconosciute, gli Argonauti giunsero su un'isola dove viveva il popolo dei Dolioni, discendenti di Pridone, e furono accolti calorosamente da re Cizico, già avvertito da un oracolo di ricevere adeguatamente i visitatori in arrivo.
Per puro caso, proprio quel giorno il re stava celebrando il suo matrimonio, e gli Argonauti furono invitati a unirsi ai festeggiamenti.
Il giorno seguente, il re condusse gli Argonauti su una collina e mostrò loro il suo regno. Disse che sull'isola vivevano pericolosi giganti che a volte attaccavano i visitatori, e che il suo regno era spesso assediato da predoni pelasgi.
Dalla cima della montagna, gli Argonauti videro la nave Argo ancorata sulla spiaggia, come sempre protetta da Eracle, che restava sempre a bordo dell'imbarcazione.
All'improvviso però, i terrificanti giganti a sei braccia di cui aveva parlato il re apparvero tra gli alberi.
Cominciarono a scagliare grandi rocce contro Argo nel tentativo di distruggerla, sfruttando l'assenza degli eroi.
Non si aspettavano però la presenza di Eracle, che usando il suo formidabile arco, riuscì a difendere la nave con tiri perfetti.
Uno dopo l'altro, i giganti furono abbattuti, e il nome del grande eroe divenne ancora più famoso in quelle terre lontane.
Come ringraziamento per aver aiutato a liberare l'isola da quei mostri, il re Cizico fece molti regali agli Argonauti, che dopo poco salparono, lasciandosi alle spalle una nazione amica.
Tuttavia, quella stessa notte, gli Argonauti furono colpiti da una terribile tempesta e si persero nell'oscurità.
Grazie al bagliore dei lampi videro la sagoma di un'isola all'orizzonte e vi si diressero. Gli eroi riuscirono a mettere la nave in sicurezza in un'insenatura e sbarcarono sani e salvi, proteggendosi dalla tempesta trovando rifugio in una foresta.
Mentre camminavano attraverso la foresta, gli Argonauti furono però attaccati da alcuni assalitori nel cuore della notte.
Gli eroi si difesero efficacemente e abbatterono molti nemici, ma quando Giasone affondò la sua spada nel ventre di un nemico, si rese conto che il suo avversario era il re Cizico, che guidava i suoi uomini contro quelli che credeva fossero invasori pelasgi.
Agli Argonauti fu quindi subito tutto chiaro: avevano erroneamente ucciso i loro nuovi amici.
Nel dispiacere generale si celebrarono i riti funebri, durante i quali, all'improvviso, giunse un alcione che si poggiò sulla prua di Argo.
Mopso, che aveva il dono di sapere interpretare i presagi, capì che quell'uccello era inviato da Gea, la dea della terra, quale segno della sua offesa per la sorte subita dai giganti a sei braccia, suoi figli.
Gli eroi eressero quindi un simulacro della dea per placarne l'ira, e poi ripresero il loro viaggio.
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