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Le Argonautiche (11) - La fuga disperata


Giasone uccide Apsirto
Giasone uccide Apsirto - Herbert Draper

La flotta del re Eete era ormai alle costole Giasone e gli Argonauti.

Una parte di tale flotta era guidata dal principe Apsirto, determinato a catturare sua sorella Medea rea di aver tradito la sua famiglia.

Gli Argonauti decisero di cambiare rotta per eludere i loro inseguitori, e presero a remare controcorrente lungo il fiume Istro. Tuttavia, i rematori furono costretti a fermarsi, esausti per lo sforzo continuo contro la corrente.


Grazie alla sua vista acuta, Linceo riuscì a individuare le navi del principe di Colchide, che erano già molto vicine al campo degli Argonauti e avevano un vantaggio numerico significativo. Per porre fine all'inseguimento ed evitare un massacro che avrebbe causato sofferenze da entrambe le parti, Linceo decise di incontrare Apsirto in prima persona.

Il principe dichiarò che, se gli avessero consegnato la traditrice Medea, non avrebbe avuto interesse per il Vello d'Oro e avrebbe permesso agli Argonauti di tenerlo.


Tornato al campo, Linceo riferì a Giasone l'offerta di pace del principe. Medea, però, si indignò davanti a tale richiesta, accusando Giasone di infrangere il giuramento che aveva fatto di portarla in Grecia e non abbandonarla mai, rendendola sua moglie come le aveva promesso in cambio del Vello d'Oro.

Giasone si trovò quindi in una posizione pericolosa, poiché tutte le truppe sotto il suo comando rischiavano di perire se non avesse accettato l'accordo.


Gli Argonauti decisero allora di accettare il patto, e Medea sarebbe stata consegnata al principe presso il tempio della dea Artemide. Quando Apsirto entrò nel tempio, trovò Medea legata e in lacrime, inginocchiata.

Il principe dichiarò che desiderava ucciderla immediatamente, ma che tuttavia l'avrebbe riportata in Colchide per giustiziarla davanti a tutti come monito per coloro che tradiscono la propria comunità.

Proprio in quel momento, la spada di Giasone colpì Apsirto alla schiena, trapassandogli il petto. I soldati del principe, temendo per le loro vite, fuggirono al campo, e Apsirto fu lasciato morto ai piedi della statua della dea Artemide, la quale si offese profondamente per il complotto compiuto nel suo tempio.

Intanto, convinta che il cadavere del fratello potesse ancora essere utile, Medea convinse gli Argonauti a prendere il corpo.


La flotta del re Eete continuò l'inseguimento lungo il fiume, meglio attrezzata per la navigazione fluviale, e rapidamente raggiunse gli Argonauti. Dalla prua della sua nave, il re urlò che Medea avrebbe sofferto enormemente per aver preso parte all'imboscata che aveva ucciso il principe e che avrebbe vendicato la morte di suo figlio non appena ne avesse trovato il corpo.


Medea rispose dichiarando che, se il re voleva il corpo del figlio, glielo avrebbe dato, e nel dirlo gettò la testa di suo fratello nelle acque del fiume.

La scena macabra di Medea che gettava i resti del fratellastro in acqua sconvolse gli Argonauti. Tuttavia, le navi del re Eete si fermarono per recuperare i resti del principe, e quando il monarca vide il corpo del figlio, si disperò e scoppiò in lacrime. Devastato, decise di rimandare metà della sua flotta a casa e al resto disse di continuare a dare una caccia spietata agli Argonauti.

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