Issione
- Alla scoperta del mito
- 13 apr
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Re dei Lapiti, la più antica tribù della Tessaglia, Issione era un sovrano malvagio e opportunista.
Dopo essersi innamorato di Dia, figlia di Deione, il sovrano non consegnò al suocero i doni che gli aveva offerto per la mano della novella sposa, ossia alcuni dei magnifici cavalli della Tessaglia.
Deione decise quindi di vendicarsi, e durante la notte successiva alle nozze si recò nelle stalle reali e rubò alcuni cavalli.
Issione non si mostrò risentito, e addirittura lo invitò a un banchetto a palazzo per chiarirsi ed eventualmente fare pace. Questo invito però non si rivelò altro che una trappola e, con la scusa di fargli vedere una nuova ala del palazzo in costruzione, Issione gettò Deione in un fossato pieno di legna e carboni ardenti.
Questo atto di estrema malvagità fu l'ultimo accettato dai suoi sudditi che lo deposero e mandarono in esilio.
Dopo anni di esilio in solitudine, Issione decise di chiedere pietà agli dèi. Zeus ne ebbe compassione e lo invitò a un banchetto divino sul Monte Olimpo.
Qui Issione vide Era, e se ne innamorò a prima vista. Cercò di sedurla in tutti i modi, ma questa rifiutò e lo riferì a Zeus.
Zeus, costernato per la mancanza di rispetto dell'umano appena perdonato, decise quindi di metterlo alla prova. Da una nuvola plasmò una figura di donna in tutto e per tutto identica a Era e la fece apparire dinanzi a Issione, provocandolo e seducendolo.
Issione non se lo fece dire due volte e giacque con quella che pensava fosse la dea. Dalla loro unione nacquero immediatamente le creature note come Centauri, metà uomini e metà cavalli.
Zeus, irato, lo espulse dall'Olimpo e lo condannò a tornare sulla Terra per sempre.
Tornato tra gli umani, però, Issione non perse tempo per vantarsi di aver giaciuto con una divinità, e questo aumentò l'ira di Zeus che decise di punirlo una volta e per tutte.
Lo consegnò a Ermes affinché lo torturasse senza pietà, e fu poi gettato nel Tartaro e legato con dei serpenti a una ruota ardente condannato a girare in eterno nella volta celeste.
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