Ippocampo
- Alla scoperta del mito
- 10 apr
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Pur essendo molto meno conosciuta rispetto ad altre creature come ad esempio la Chimera o il Minotauro, l'Ippocampo occupava un posto di tutto rispetto nella mitologia greca.
Il suo nome deriva dall'unione delle parole greche "hippos" (cavallo) e "kàmpe" (bruco o mostro marino), ed era di solito raffigurato con la parte superiore del corpo equina culminante in una coda di pesce o di serpente.
Strettamente collegato a Poseidone, dio dei mari, erano infatti gli Ippocampi a trainare il carro del dio insieme a tritoni e ninfe marine.
Molto veloci e potenti, gli Ippocampi erano i destrieri preferiti da Poseidone, e gli permettevano di viaggiare rapidamente e di dare dimostrazione di potere e padronanza su ogni tipo di creatura acquatica.
Oltre a scortare Poseidone, erano soliti accompagnare anche altre divinità marittime come ad esempio le Nereidi, che erano spesso raffigurate mentre cavalcavano proprio degli Ippocampi.
Nella fusione tra cavallo e creatura marina, l'Ippocampo rappresenta il legame tra il mondo terrestre e quello acquatico, e dal momento in cui il mare era per i greci un regno misterioso e segreto, l'Ippocampo incarnava una sorta di connessione tra il noto e l'ignoto.
La moderna biologia marina definisce l'Ippocampo come un genere di pesce appartenente alla famiglia dei Syngnathidae, e ci si riferisce a lui spesso con il nome di Cavalluccio marino.
Questa famiglia si distingue dal resto dei pesci per via di caratteristiche uniche.
Non nuotano all'indietro e la loro struttura fisica si poggia su un asse verticale e non orizzontale, dando loro una posizione eretta, e una testa posizionata in avanti dalla caratteristica forma equina.
Inoltre, per quanto riguarda la riproduzione, la femmina depone le uova in una sacca incubatrice all'interno del ventre del maschio, che porta avanti la gravidanza e al momento della schiusa espelle gli avannotti con contrazioni addominali molto simili al parto femminile.
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