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Il vampiro di Montparnasse


Vampiro di Montparnasse

Oggi ci rechiamo nel XIV arrondissement di Parigi, dove è per l'appunto situato il cimitero di Montparnasse, tra i più famosi e affascinanti del mondo. Tra le sue celebri sepolture troviamo personaggi del calibro di Sartre, Maupassant e Baudelaire.


Proprio questo luogo, nell'estate del 1848, addirittura diversi decenni prima della leggenda di Jack lo Squartatore, divenne teatro di avvenimenti a dir poco raccapriccianti.


Un mattino di agosto, durante il suo giro di controllo, il guardiano del cimitero si ritrovò davanti una scena che, ahilui, si ripeté per parecchi giorni di seguito: numerosi cadaveri dissotterrati furono ritrovati lungo i viali del camposanto, orribilmente mutilati. Tali corpi avevano delle caratteristiche comuni: appartenevano tutti a giovani donne recentemente scomparse. Oltre alla mutilazione, essi apparivano sventrati delle loro interiora, che venivano poi sparse tutte intorno alle fosse, sulla scena del crimine. Come se tale barbarie non bastasse, sui cadaveri c'era sempre traccia di liquido seminale, segno che l'essere misterioso che compiva tali orribili crimini riesumava cadaveri proprio perché provava piacere attraverso di essi.


Tale orrore fece rabbrividire i parigini, e una violenza di tale portata li spinse a pensare che un gesto simile non poteva essere opera di un umano. Nonostante tali gesti spaventosi si fossero verificati anche in altri cimiteri, tra cui quello di Père-Lachaise, l'autore di tali delitti fu soprannominato il "Vampiro di Montparnasse".


Questi crimini si protrassero per diversi mesi, senza che la polizia riuscisse a individuare il colpevole. Durante le indagini i gendarmi, aiutati dal custode del cimitero, notarono però un dettaglio: in alcuni punti del muro di cinta del camposanto vi erano delle impronte piuttosto profonde, segno di qualcuno che, lungi dall'avere una natura "soprannaturale", era solito saltare per scavalcare la recinzione. Decisero così di tendere una trappola a quello spaventoso individuo: apposero, lungo il muro e a pochi cm di distanza dal suolo, un filo di ferro sottilissimo ma resistente, collegato a delle armi da fuoco che avrebbero immediatamente sparato a vista su chiunque avesse fatto scattare la trappola.


Dopo un periodo di assenza di tali gesti efferati, nella notte tra il 15 e il 16 marzo 1849 la trappola scattò: una volta arrivati sul luogo, poliziotti e guardiano non trovarono nessuno; solo delle gocce di sangue e un pezzo di tessuto rosso. Nei giorni seguenti, il sorvegliante sentì conversare tra loro alcuni soldati, i quali stavano parlando di un loro collega ferito e ricoverato all'ospedale militare di Val-de-Grâce, non lontano da Montparnasse. Questo fece scattare il custode, il quale pensò subito che non potesse essere una coincidenza: il pezzo di tessuto rosso era proprio un brandello di una divisa militare!


Allertò subito la gendarmeria, che si recò nella stanza di ospedale dove era ricoverato l'uomo di cui aveva sentito parlare. Dopo pochi minuti di interrogatorio, il militare decise di confessare: si scoprì che era il Sergente François Bertrand, il quale ammise di aver avuto tali impulsi fin da ragazzino. Aveva cominciato dissezionando cani e gatti morti e provando piacere sui loro corpi, passando in seguito ai corpi di giovani donne, descrivendo addirittura nello specifico la ripugnante esperienza con il cadavere di una ragazza sedicenne.


Una volta ripresosi, il militare fu condannato... a un solo anno di carcere, con l'accusa di violazione di sepoltura. Questo perché la legge francese all'epoca non riconosceva la necrofilia come crimine, e tuttora solo la violazione dell'integrità di un cadavere è punibile per legge. Una volta scontata la sua pena, nel 1856 il Sergente si spostò a Le Havre sposandosi e svolgendo vari piccoli lavori. Pare che dieci anni dopo i suoi crimini parigini, gli stessi identici episodi si ripeterono anche al cimitero di Le Havre, senza che l'uomo venisse ulteriormente condannato.


Ad oggi, François Bertrand è il primo necrofilo riconosciuto della storia, e il suo caso ha contribuito tantissimo allo studio di tale patologia da parte della psichiatria. Il più celebre "vampiro" francese ha ispirato molti scrittori, tra cui Guy de Maupassant, che ne parla nei suoi racconti "La Chevelure" e "La Tombe".

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