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Il Palazzo del Melograno


Palazzo del melograno

Siamo nel centro storico della bellissima cittadina ligure, precisamente in Piazza Campetto, un tempo piccolo appezzamento di terreno coltivato che ancora oggi dà il nome alla zona. Con il passare degli anni, grazie alla sua centralità, divenne anche luogo di incontro di artigiani e fabbri, e infatti ancora oggi la zona in questione è ricca sia di botteghe che di edifici importanti, questi ultimi pieni di incantevoli dettagli architettonici. Proprio qui, precisamente al civico numero 2 di Piazza Campetto, c’è un Palazzo noto per la presenza di… un albero di melograno!


Ma procediamo con ordine: l’edificio in questione si chiama in realtà Palazzo Ottavio Imperiale, e deve il suo nome, “Palazzo del Melograno”, appunto, proprio all’albero che vi cresce. Fu edificato nella seconda metà del 1500, su commissione di Ottavio Imperiale, membro di una delle più ricche famiglie genovesi dell’epoca. Intorno al 1614 divenne di proprietà della famiglia Sauli, che decise di arricchire il palazzo allestendovi una preziosa quadreria, contenente alcuni dei capolavori del Barocco italiano. I Sauli decisero altresì di commissionare un’imponente scultura, “Ercole vincitore con i Pomi delle Esperidi”, che inizialmente costituiva la fontana posta all’ingresso del cortile interno dell’edificio. Negli stessi anni il palazzo fu arricchito anche da straordinari affreschi: l’artista Domenico Piola si occupò infatti di dipingere una straordinaria allegoria astrologica, probabilmente in occasione del matrimonio di Lorenzo Sauli. Ancora oggi alcune di queste decorazioni ad affresco sono presenti in qualche ambiente del piano nobile di Palazzo del Melograno. In seguito alla morte proprio di Lorenzo Sauli il sito passò in eredità alla famiglia De Mari, che nel terminare la decorazione del piano commissionò un dipinto in cui i membri della famiglia potessero essere rappresentati come i protettori della Liguria. Gli ultimi proprietari pare furono i Casareto, che acquistarono l’edificio verso la fine del 1800, ed è il motivo per cui ancora oggi il Palazzo viene talvolta chiamato “Casareto – De Mari”.


Tuttavia, pare che già nel Seicento, periodo in cui passò ai De Mari, il sito fosse noto con l’appellativo attuale: Palazzo del Melograno. Sembra infatti che diversi secoli fa, per una pura casualità, un seme di melograno si posò sul balcone del primo piano, adiacente al frontone triangolare del portone di ingresso. Da allora, anno dopo anno, il seme crebbe fino a diventare un albero, resistendo con grande tenacia non solo ai molti inverni trascorsi, ma anche al periodo di decadenza della città, avvenuto alla fine del XIX secolo, e ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, divenendo così un vero e proprio testimone della storia di Genova. Pur di favorire la sua crescita, nessuno ha mai osato estirpare la pianta, e negli anni il balconcino in questione è stato addirittura ampliato per favorirne meglio la crescita. Ma perché nessun genovese osa spostare quest’albero, e che leggenda si cela dietro?


Secondo il racconto popolare Ottavio Imperiale, uno dei proprietari del palazzo, era un tenace giocatore di biribissi o biribisso, gioco d’azzardo dell’epoca simile alla roulette, al quale si poteva giocare puntando sia sui numeri che sulle immagini (ancora oggi qualcuno ci gioca usando le carte del Mercante in Fiera). Nel caso specifico, Imperiale puntava appunto sulle immagini, e in una serata particolarmente sfortunata decise di tentare la fortuna puntando tutto ciò che gli era rimasto proprio sul simbolo del melograno, riuscendo a recuperare tutto quello che aveva perso fino a quel momento. Da allora il nobile aristocratico cominciò a considerare il melograno come il suo portafortuna, e la nascita stessa dell’albero in questione è considerata, dai conoscitori di questa leggenda, come un segno del Destino.


Per quanto riguarda invece lo status “intoccabile” dell’albero in questione, pare che esso sia legato a una profezia che, se infranta, segnerebbe la fine della città. Il presagio in questione non esiste in forma scritta, ma viene tramandato solo a voce dalle persone più avanti negli anni. Esso recita proprio, quasi come una piccola filastrocca, “Finché quell’albero di melograno vivrà, la città di Genova prospererà, quando cesserà la sua vita, la Superba sarà finita.” Probabilmente tutti gli abitanti credono a tale previsione, visto che, come dicevo, nessuno finora ha mai spostato l’albero, e anzi, è stato addirittura allargato il balconcino che lo ospita! E se Genova “la Superba” ancora oggi continua a fiorire con la sua bellezza e le sue ricchezze paesaggistiche e non, magari è merito anche del melograno intoccabile!

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