Il Borgo di Triora
- Grazia Manfellotto
- 24 ore fa
- Tempo di lettura: 4 min

Oggi vi porto con me a Triora, nell'entroterra ligure: siamo in provincia di Imperia, in uno dei borghi più belli e caratteristici dello Stivale, insignito della prestigiosa e ambita bandiera arancione. Ancora oggi, passeggiando per le sue caratteristiche viuzze, è possibile respirare quella suggestione e quel fascino che nel tempo l'hanno resa nota come "città delle Streghe" o "la Salem d'Italia". Ma da dove nascono queste definizioni?
Tutto parte da avvenimenti accaduti verso la fine del 1500. Triora vive già in un clima di costante difesa del suo territorio e dei suoi interessi, dovuto alla sua posizione strategica da un punto di vista commerciale, situata tra la Francia, il Piemonte e Genova. Nel 1587 una tremenda carestia si abbatte sulla piccola cittadina. Una lunga sequela di morti misteriose scuote gli abitanti, e alimenta un'insidia forse peggiore di tutti gli altri nemici: il terrore. Questo clima teso e di paura fa nascere una convinzione collettiva pericolosissima: la carestia, gli animali sempre più moribondi, la fame, sono origine di una maledizione, di una sciagura organizzata a tavolino. Ovviamente, la causa di questa sventura può essere una sola: le streghe, chiamate anche "baggiure" dalla popolazione locale. Il condizionamento generale non fa altro che aggravare la situazione; ogni abitante si convince di conoscere almeno una strega, iniziano le prime accuse, i primi atti di diffidenza e isolamento. Un luogo in particolare viene preso di mira: la Cabotina, considerata la zona più povera di Triora. Essa diventa il posto maledetto per eccellenza, dove le famigerate streghe avrebbero tenuto i loro incontri rituali per i quali, prive di scrupoli, avrebbero usato addirittura dei neonati.
Nell'ottobre dello stesso anno il Parlamento locale chiese di intervenire contro il presunto problema: furono inviati così dei vicari dell'Inquisizione, per riportare la pace a Triora. Uno dei vicari, il sacerdote Girolamo Del Pozzo, appena giunse in città tenne un discorso estremamente serio a tutta la popolazione. I toni allarmanti e -purtroppo- intrisi di fanatismo e superstizione sconcertarono gli abitanti. Il vicario era davvero convinto che il borgo fosse stato preso di mira e quindi abitato dal maligno, e a suo avviso l'unico modo per scacciarlo era mettere al corrente le persone delle pratiche nefaste che le presunte streghe avrebbero compiuto sotto l'influsso del Diavolo. I presenti, ormai vessati dalla fame e dalla povertà, e condizionati dal tono angosciante del sermone, decisero di ascoltare il Del Pozzo, dando il via a tutta una serie di denunce anonime che portarono all'incarcerazione di tantissime donne del luogo. Come poi capiterà anche a Salem (da qui il nome a posteriori del borgo) l'isteria di massa si abbatté sui più poveri, sui più emarginati, su coloro che erano già malvisti dalla popolazione. Forte dell'appoggio dei locali, l'Inquisizione cominciò a sequestrare le prime ipotetiche streghe, dando il via ai primi processi e alle prime atroci torture. Inutile dire che tali donne erano tutto fuorché dannose per la società e dedite alla magia nera e agli incantesimi: come spesso è accaduto nella Storia, paradossalmente potevano essere considerate delle guaritrici, delle figure utili per gli altri, in quanto spesso erano conoscitrici di erbe mediche e curative.
I pregiudizi e la forte tensione si allargano a macchia d'olio, creando un vero e proprio effetto domino: le prime prigioniere fanno a loro volta altri nomi, causando l'arresto non solo delle donne più povere, ma rendendo vittime di tale isteria anche le contadine, le prostitute, e addirittura alcune esponenti della nobiltà. Sono queste ultime che destano l'ansia del Consiglio degli Anziani nei confronti della situazione: non era consono che delle donne di nobili origini venissero messe in cella e trattate alla stregua delle popolane, e decidono perciò di allontanare Girolamo Del Pozzo e il suo integralismo. Prima che arrivi un suo sostituto, vi sono purtroppo le prime vittime di questa pazzia dilagante: una donna di circa sessant'anni di nome Isotta Stella, mantenuta a pane e acqua, morì dopo lunghi giorni di stenti, uccisa dalle conseguenze delle terribili torture inflitte. Un'altra donna, di cui non si conosce il nome, cercò di evadere dalla cella in cui era tenuta prigioniera, strappandosi il vestito e usandolo a mo' di bende per calarsi all'esterno. Purtroppo non riuscì nell'impresa, e morì precipitando dalla finestra e schiantandosi al suolo.
Nonostante la partenza di Del Pozzo, le altre vittime restano in carcere, in attesa di prove definitive che mai si troveranno. Al suo posto arriva l'inquisitore capo Alberto Fragarolo, che comincia a tartassare le prigioniere e l'unico uomo arrestato in maniera, se possibile, ancora più crudele di Del Pozzo. Sebbene il copione si ripeta, e le confessioni vengano estorte con la tortura, la situazione non cambia, il processo è in una fase di stallo totale. A giugno del 1588 da Genova viene inviato un uomo di nome Giulio Scribani col ruolo di commissario straordinario, per indagare sul caso venutosi a creare. È l'atto finale di tale follia di massa: anziché sedare gli animi, Scribani estende le investigazioni anche alle zone limitrofe, tra cui Sanremo, Andagna, Montalto Ligure, Castelfranco. Nel comune di Andagna tre sorelle addirittura si autodenunciano di atroci crimini pur di sfuggire alla tortura, e estendono l'accusa anche a una loro concittadina. Tutta la documentazione raccolta da Scribani viene inviata a Genova, assieme alle condanne a morte per le presunte colpevoli. Siccome l'esecuzione delle streghe spettava solo alla Santa Inquisizione, in quanto giudicata materia religiosa, Scribani non riesce a far vincere il suo fanatismo: il Padre Inquisitore di Genova ordina la sospensione delle condanne a morte, e le vittime più recenti raggiungono intanto le ipotetiche streghe incarcerate nei mesi precedenti.
La risposta definitiva della Curia arriverà solo nel 1589: viene ordinato di chiudere tutti i processi pendenti, non senza diversi omissis nell'intera storia e -sfortunatamente- altre vittime che muoiono in carcere prima della sentenza definitiva. Cosa succede alle donne rimaste in vita? La Curia dà l'ordine di liberarle, e pare che si siano successivamente ritirate nelle zone limitrofe per riprendersi dall'intera vicenda.
Questa storia ha segnato in maniera così simbolica il luogo che ancora oggi vi sono a Triora molte sagome di streghe presenti qua e là in giro per il borgo, nonché una sorta di Museo, una vera e propria "casa delle streghe" con tanto di pentolone, scopa e pozioni magiche.
Spero di avervi appassionato in questa narrazione, e di aver reso un minimo di giustizia alle vittime innocenti della superstizione e della follia collettiva.
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