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Il Bambolotto Robert


Bambolotto Robert

Siamo ai primi del novecento e ci troviamo a Key West, in Florida.


Nella residenza della facoltosa famiglia Otto, a Robert Eugene, il piccolo di casa, viene regalato un bambolotto fatto appositamente per lui da un servitore di colore.


La bambola, alta quasi un metro e vestita con un completino da marinaretto, diventa ben presto il giocattolo preferito del bambino, al punto che questi decise di darle il suo nome e insistette che lui venisse chiamato solo Eugene, dal momento in cui Robert era ormai il nome della bambola.


Eugene non si staccava mai da Robert, ci giocava e ci parlava, e quando qualcosa veniva lasciato fuori posto o si rompeva, il piccolo non esitava a dire: "È stato Robert."


Di lì a poco però Eugene iniziò ad avere sempre più spesso incubi, e si svegliava nel cuore della notte urlando in preda al terrore.


I genitori ovviamente accorrevano, e al loro arrivo trovavano il caos in camera: mobili spostati, giocattoli rotti, vestiti per terra, e molto spesso il piccolo Eugene era rannicchiato in un angolo con la bambola seduta sul letto e con lo sguardo rivolto verso il bambino.


Questa storia andò avanti per parecchi anni, fin quando Eugene si trasferì per studi a Parigi, e Robert venne accantonato in soffitta.


Anni dopo, in seguito alla morte del padre, Eugene tornò con la moglie (Anna, una ragazza conosciuta a Parigi) a Key West, e durante i lavori di ristrutturazione ritrovò Robert e subito gli venne in mente quanto gli fosse affezionato.


Fece addirittura costruire una stanza solo per la bambola, con tanto di mobili su misura, e pretese che tutti la trattassero come una persona reale, facendola anche sedere a tavola durante i pasti.


Dopo qualche mese, Anna ne ebbe abbastanza di tutta la storia, e approfittando della momentanea assenza del marito chiuse di nuovo il bambolotto in soffitta.


Al ritorno, Eugene però scoprì l'accaduto e subito "liberò" Robert, accusando e inveendo contro la moglie.


Alla morte di Eugene, nel 1972, Anna abbandonò in fretta e furia la casa di Key West, che fu subito messa in vendita con però una clausola che stabiliva che la stanza di Robert non dovesse mai essere aperta.


Quando anche Anna morì, nel 1976, la clausola venne annullata e la stanza finalmente aperta dopo anni.


Gli operai indicati per i lavori riferirono la loro convinzione che la bambola si spostasse ogni volta che entravano e uscivano dalla stanza, e che più di una volta sentirono risate provenire dall'interno.


Terminati i lavori, Robert fu di nuovo trasferito in soffitta e da quel momento tutti gli occupanti successivi furono testimoni di stranezze simili a quelle accadute agli Otto, ovvero stanze messe a soqquadro, oggetti rotti, rumori notturni, risate di bambino...


Fino ad arrivare all'ultimo caso, quando una bambina di dieci anni, trovò la bambola girovagando per la casa e la tenne per sé. Una notte la bimba gridò e affermò ai suoi genitori che la bambola l'aveva aggredita, nel tentativo di assassinarla.


Ancora oggi, da adulta, continua a sostenere la presunta vitalità di Robert.


Robert venne infine donato al Fort East Martello Museum in Florida dove ancora oggi si trova, esposto in una teca di vetro, e dove desta ancora parecchia curiosità.


Le stranezze non sono infatti finite.


Pare che per potergli scattare una foto bisogni prima chiedergli il permesso. Ogni foto scattata senza averlo fatto verrà puntualmente sfocata o mossa, o nei casi peggiori farà guastare il dispositivo che ha scattato la foto.


Inoltre i capelli di Robert erano in origine castani, ma col passare del tempo sono diventati progressivamente bianchi, quasi come a seguire l'invecchiamento umano...


Strano, no?

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