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I Peccati Capitali


Peccati capitali

Durante la vostra vita avrete probabilmente sentito parlare dei peccati capitali, ma da dove provengono, e quali sono i loro reali significati?


Nel IV secolo, in oriente, Evagrio Pontico detta ai suoi fratelli monaci una linea guida da usare per lottare contro i "pensieri capitali", ossi quei pensieri che sono all'origine di tutti i desideri umani.


Pontico dispone i per lui otto peccati in uno schema comprendente un piano inferiore formato da Gola, Lussuria e a Avarizia, un secondo strato con Ira, Tristezza e Accidia, e infine lo strato superiore formato da Vanagloria e Superbia.


Secondo la sua dottrina, la vittoria sui primi tre pensieri avrebbe generato la Temperanza, la vittoria sui secondi la virtù della Carità, mentre la vittoria sugli ultimi due l'umiltà.


In occidente, praticamente durante lo stesso periodo, San Giovanni Cassiano riprende lo schema di Pontico, trasformando i pensieri in vizi e semplificando lo schema, portandolo a sole due categorie: i vizi del corpo e i vizi dell'anima.


Vizi che vanno combattuti e sconfitti per diventare un monaco perfetto.


Nel VII secolo Gregorio Magno, diventato poi Papa Gregorio I, rivoluziona gli schemi precedenti e li amplia alla vita di tutti e non solo a quella monastica.


Per Gregorio in cima alla lista dei vizi c'è la Superbia, addirittura fuori categoria, in quanto sarebbe il vizio che genererebbe poi tutti gli altri.


Altra innovazione importante è la cancellazione della Tristezza e l'introduzione dell'Invidia, in quanto generatrice di grossi problemi sociali.


A cavallo tra l'XI e il XII secolo si assistette poi alla nascita di un nuovo "genere letterario" che mirava a divulgare temi ascetici sul disprezzo del mondo, e l'opera sicuramente più importante del suo genere è il "De contemptu mundi" di Lotario di Segni, che divenne poi Innocenzo III.


Nello schema di Innocenzo III scomparve la Vanagloria, e i vizi divennero i sette che ancora oggi conosciamo.


Con il Concilio Laterano del 1215, e la conseguente confessione obbligatoria almeno una volta l'anno, i vizi divennero a tutti gli effetti peccati a cui porre rimedio e di cui pentirsi.


Riassunti con l'acronimo "saligia", i peccati capitali sono:


Superbia: una radicata convinzione della propria superiorità, che si traduce in disprezzo verso gli altri.


Avarizia: costante senso di insoddisfazione per ciò che si ha già e bisogno sfrenato di ottenere sempre di più.


Lussuria: un intenso desiderio di ritrovarsi in piaceri sessuali illegali o immorali fini a se stessi, dalla fornicazione all'adulterio.


Invidia: il peccato per cui Lucifero venne scacciato dal Paradiso. L'invidioso è triste e prova rancore per i successi, i talenti e i meriti delle altre persone, finendo per considerarli causa dei loro insuccessi.


Gola: irrefrenabile impulso di bere o mangiare senza fermarsi una volta raggiunta la sazietà, ma proseguendo solo per puro piacere.


Ira: sentimento di rabbia e desiderio di vendetta spesso rafforzato da un irrazionale impulso a ferire gli altri.


Accidia: è il peccato che manifesta pigrizia e indolenza nel vivere e nell'agire. Oltre che nel seguire la parola di Dio.

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