Hyakumonogatari Kaidankai
- Alla scoperta del mito
- 2 giorni fa
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Nato tra i samurai come gioco di coraggio durante il periodo Edo (1600 - tardo 1800), lo Hyakumonogatari Kaidankai aveva regole piuttosto semplici.
Iniziava quasi sempre al calar delle tenebre, e si svolgeva in tre stanze.
In una stanza poco illuminata si riunivano i "giocatori" (preferibilmente vestiti di blu), la seconda stanza doveva essere completamente buia e serviva solo da corridoio/collegamento, la terza doveva essere vuota il più possibile, fatta eccezione per uno specchio e cento lanterne, o candele, accese.
I giocatori, a turno, dovevano raccontarsi storie del terrore. Poco importa se fossero vere, storie di credenza popolare, o storie inventate al momento.
Una volta terminato il racconto, il giocatore doveva attraversare la stanza corridoio, spegnere una candela nella terza stanza e infine guardarsi allo specchio, per poi ritornare nella stanza con gli altri.
Con una candela spenta dopo ogni racconto, l'ambiente diventava così sempre più scuro e, alla fine, con lo spegnimento dell'ultima candela, il buio era assoluto; quello era il momento in cui si sarebbe manifestato qualche evento soprannaturale, in cui gli spiriti evocati si sarebbero rivelati, capitanati da Aoandon (lett. "Lanterna blu"), uno spettro col kimono bianco, le corna e lunghi capelli neri.
Data la grande tensione, con i racconti e l'ambiente sempre più buio, anche i samurai più coraggiosi non riuscivano a resistere fino alla fine: capitava spesso che si arrivasse solo al 99mo racconto.
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