Glauco e Scilla
- Alla scoperta del mito
- 13 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Nato come comune mortale, Glauco viveva come pescatore nella città di Antedone fin quando un giorno osservò che alcuni dei pesci che aveva appena pescato tornarono in vita dopo aver mangiato una strana erba.
Stupito dall'avvenimento decise di assaggiare l'erba in prima persona e gli effetti furono molto peculiari: il ragazzo divenne immortale, ma vide i suoi piedi trasformarsi in pinne e le sue gambe mutarsi in una lunga coda di pesce.
Glauco fu quindi costretto a vivere per sempre in mare, dove venne accolto ben volentieri da Oceano e Teti.
Un giorno, Glauco avvistò sulle spiagge di Zancle, nella odierna Sicilia, una splendida ninfa di nome Scilla e se ne innamorò a prima vista.
Quando Glauco le si avvicinò per dichiarare il suo amore, la ninfa scappò però via terrorizzata arrestandosi solo una volta arrivata a distanza di sicurezza sulla terraferma.
Pur da lontano, Glauco iniziò a dichiararsi ma venne rifiutato senza diritto di replica da Scilla, che fuggì definitivamente via.
Innamorato e avvilito, Glauco si recò sull'isola della maga Circe, sperando che lei avesse qualche soluzione che lo aiutasse a conquistare il cuore della ninfa.
Circe fu subito affascinata da Glauco e cercò di convincerlo a dimenticare Scilla e a restare con lei.
Glauco però la respinse senza pensarci su due volte, e le disse che il suo cuore apparteneva ormai a Scilla.
Nonostante la delusione per il rifiuto, Circe preparò per Glauco una pozione da offrire alla ninfa, con la quale, secondo la maga, gli sarebbe stato concesso tutto l'amore che meritava e desiderava.
Glauco tornò sulla spiaggia, e una volta trovata Scilla versò in acqua la pozione che gli era stata affidata.
Non appena la ninfa si immerse, in men che non si dica iniziò a subire una tremenda metamorfosi.
Le sue braccia iniziarono a trasformarsi in tentacoli, le spuntarono sei teste canine e le gambe le diventarono lunghissime e serpentine.
Nessun amore poteva sopportare l'orrendo aspetto della creatura, e tutta la passione di Glauco si trasformò in disgusto.
Scilla, ormai divenuta un grottesco mostro, si rifugiò sugli scogli dello stretto di Messina, in una caverna vicina al temibile Cariddi, un mostro marino che inghiottiva enormi volumi d'acqua causando vortici che risucchiavano tutto al loro interno.
Nell'antica Grecia il mito di Glauco e Scilla divenne un monito sui pericoli dell'amore non corrisposto, dimostrando come una persona respinta possa compiere azioni disperate o vendicative contro persone innocenti.
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