Ecatonchiri
- Alla scoperta del mito
- 10 apr
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Figli di Urano e Gaia, gli Ecatonchiri erano creature mostruose con cinquanta paia di braccia e cinquanta teste.
Il fatto di avere cinquanta teste, e quindi menti, indipendenti tra loro, rendeva impossibili movimenti all'unisono e azioni coordinate, e quindi le creature urlavano continuamente e compivano movimenti inconsulti e imprevedibili.
Alla loro nascita, Urano rifiutò di riconoscerli come figli e si riferiva loro con l'epiteto di "quelli con cento mani".
Gaia invece li prese a cuore come tutti i suoi altri figli e diede loro dei nomi: Briareo, Cotto e Gige.
Il padre, che temeva la loro forza, li gettò nel Tartaro, ovvero la parte più remota e oscura degli inferi, assieme ai Ciclopi, loro fratelli, controllati dal terribile mostro Campe. Da qui furono liberati da Zeus, che dopo averli rifocillati con nettare e ambrosia, li coinvolge nella Titanomachia, che si concluderà con la sconfitta dei titani alleati di Crono e la loro segregazione nel Tartaro, chiuso da mura e da porte di bronzo costruite appositamente da Poseidone e guardati a vista dagli stessi tre Centimani.
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